Salus populi suprema lex esto “Il bene del popolo sia la legge suprema” Marco Tullio Cicerone De legibus, IV.

Dott. Gregorio Pietro D’ Amato

Salus populi suprema lex esto "Il bene del popolo sia la legge suprema" Marco Tullio Cicerone De legibus, IV.

Riprendendo l’ultima parte della presentazione e prefazione alla rivista, e per dare continuità allo spirito della stessa rivista, è necessario iniziare questa “avventura” ricordando quanto detto da uno dei padri dei fondamenti del Diritto: Marco Tullio Cicerone, che rispondendo agli interrogativi di Attico e del fratello Quinto (interlocutori nel dialogo), affronta il tema cruciale con il De legibus, quello del fondamento della giustizia.

“Se la giustizia consiste nell’ottemperare alle leggi scritte e alle usanze, e se, come quelli dicono, tutto si deve misurare in base all’utile, trascurerà e violerà le leggi, se potrà, chiunque creda che ciò gli sia utile . Ne deriva che non esiste affatto la giustizia, se non è naturale: ciò che si stabilisce in base all’utilità, si distrugge pure in base all’utilità. Se non è la natura che avalla il diritto, tutte le virtù scompaiono: dove vanno a finire la generosità, l’amor di patria, la fede, la volontà di far del bene ad altri o di serbare riconoscenza? Tutto ciò nasce dal fatto che per natura siamo propensi ad amare gli altri, e questo è il fondamento del diritto. E non solo il riguardo verso gli uomini, ma anche la religiosità e il culto degli dei viene eliminato, perché io credo che debba essere conservato non per paura, ma per quel legame che esiste tra uomo e dio. Se il diritto si costituisse in base alla volontà popolare, ai decreti dei principi, alle sentenze dei giudici, diritto sarebbe allora rubare, commettere adulterio, uccidere, falsificare i testamenti, alla sola condizione che ciò fosse approvato dai voti o dai decreti della massa. Ma se il volere e il parere degli sciocchi hanno tanto potere da cambiare col loro voto la natura, perché non decretano anche che sia considerato buono e salutare quello che è cattivo e pernicioso? Se la legge può trasformare l’ingiustizia in diritto, perché non potrebbe anche trasformare il bene in male? Ma solo rifacendoci alla norma della natura noi possiamo distinguere una buona da una cattiva legge, e per natura si distinguono non solo il diritto e l’ingiustizia, ma anche ciò che fa onore e ciò che fa vergogna. Poiché l’intelligenza comune ci ha fatto conoscere le cose e le ha impiantate nel nostro animo, ciò che fa onore è ascritto alla virtù, ciò che fa vergogna ai vizi, ed è da pazzi pensare che questi giudizi dipendano dall’opinione e non dalla natura”