Riprendendo l’ultima parte della presentazione e prefazione alla rivista, e per dare continuità allo spirito della stessa rivista, è necessario iniziare questa “avventura” ricordando quanto detto da uno dei padri dei fondamenti del Diritto: Marco Tullio Cicerone, che rispondendo agli interrogativi di Attico e del fratello Quinto (interlocutori nel dialogo), affronta il tema cruciale con il De legibus, quello del fondamento della giustizia.
Cicerone - De legibus
Ma la vera legge, prosegue Cicerone, è solo quella norma “che distingue ciò che è giusto e ciò che è ingiusto secondo la natura stessa delle cose … In caso diverso, una legge non solo non dovrebbe essere considerata tale, ma neppure dovrebbe averne il nome” Dagli scritti di Cicerone s’intuisce che la giu¬stizia viene ad essere distrutta dall’utilitarismo, che ha fini costantemente fluttuanti. Pertanto, con la formulazione di buone leggi si potrà giudicare secondo la natura, ed il senti¬mento naturale di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, che fornisce il criterio per giu¬dicare. E secondo un pensiero ciceroniano, “le leggi identificano e garantiscono, ma non creano i diritti umani”. Così è bene ricordare tra le fonti ispiratrici e guida oltre del nostro vivere altresì ideatrice anche del nostro interloquire qui di Diritto a cui ai fondamenti della nostra Costituzione, si ritiene di ispirarsi e seguire. Oltre a tenere fede a quelli che sono i principi fondamenti contenuti nella nostra Carta Costituzionale dall’art. 1 al 12, e nel rispetto di quelli che sono non soli ai diritti, ma anche ai doveri dei cittadini contenuti nella parte I titolo I della Costituzione agli artt. da 13 a 54; e soprattutto, per quanto riguarda l’art. 21 al 1 e 2 comma dove è stabilito che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Libertà di espressione che si affianca anche a quello di criticare che però non significa denigrare o offendere chi la pensa diversamente. Così il diritto di criticare provvedimenti legislativi e giudiziari in punto di diritto, che rappresenta una libertà di espressione e crescita culturale ad ogni livello che s’intende perseguire e che rappresenta altresì un baluardo Costituzionale. Nel rispetto di quel confine tra il diritto di critica e l’offesa all’altrui onore e reputazione. Offesa che quindi sconfina in due illeciti: l’ingiuria e la diffamazione. Si ingiuria qualcuno quando lo si offende mentre gli si parla in faccia o tramite il web. Si diffama qualcuno invece quando l’offesa viene pronunciata alle spalle della vittima, in sua assenza quindi, ed alla presenza di almeno altre due persone. E si può concludere con una celebre frase, sempre di Marco Tullio Cicerone: “chiunque può sbagliare, ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore” “Cuiusvis hominis est errare; nullius, nisi insipientis, in errore perseverare”